Nel 2012, secondo elaborazioni "Unaprol", sono state esportate 5918 tonnellate di prodotto a marchio certificato con un 4,9% in più rispetto al 2011. Il dato fa ben sperare vista l’ultima campagna del New York Times e le agguerrite politiche di mercato. Nonostante tutto, l’olio certificato continua ad essere apprezzato sul mercato estero. Ora si spera che la recente campagna del New York Times e la politica di grandi multinazionali che applicano, secondo gli addetti ai lavori, prezzi di concorrenza sleali non vadano a gravare sui prossimi dati economici relativi alle nuove esportazioni.
Gli ultimi dati dell’osservatorio economico di Unaprol, presentati a Sorrento in occasione della cerimonia di premiazione del "Sirena d’Oro", il concorso nazionale che premia i migliori oli Dop e Igp di produzione italiana, segnalano che nel 2012 sono state esportate 5918 tonnellate di olio certificato, per un valore di 51 milioni di euro, il 4,9% in più rispetto al 2011. Un risultato più che buono che si contrappone però a un calo della produzione certificata, che rispetto al 2011 ha subito una contrazione del 2,1%, attestandosi su un livello pari a 10.989 tonnellate, e del fatturato al consumo che sul mercato nazionale ha ceduto il 9,4%.
Nel dettaglio, nell’elaborazione, si evidenzia che nel 2012 hanno contribuito alla produzione di oli dop e igp 19.192 aziende, su una superficie di circa 106mila ettari, con 1.879 imprese di trasformazione.?La dinamica delle quantità certificate dei principali oli dop e igp evidenzia aumenti soprattutto per le dop Bruzio (+208,7%), Monti Iblei (+64,9%), e Terra di Bari (+14,1%), mentre registrano flessioni le dop Garda (-41,7%) e Umbria (-32%) e l’igp toscano (-19,7%). ?In termini di fatturato all’origine, sempre con riferimento al 2012, si registra una contrazione del 4% rispetto al 2011, con flessioni notevoli ascrivibili soprattutto alle dop Garda (-44,2%), Umbria (-31%), Sabina (-26%) e all’igp toscano (-12%). Gli incrementi maggiori, di contro, si sono registrati per le dop Bruzio (+195,2%), Monti Iblei (+64,9%), Val di Mazara (+11,7%) e Terra di Bari (+10.9%).
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